Da neonato prematuro a miglior giocatore di football

Nato nel ’82, un mese e mezzo in anticipo e di soli 1,3 kg, Chad Owens è appena stato premiato come miglior giocatore del Campionato Canadese di Football. Il 22 novembre 2012, prima della premiazione, è lui stesso a sottolineare, che forza e volontà di superare se stesso e gli altri gli viene proprio da quella sua nascita pretermine. “Non molte persone lo sanno, ma sono nato di sette mesi e mezzo, prematuro, e pesavo solo 1 kilo e 3oo gr,” dice Owens, “e questo ha segnato la mia vita, mi ha accompagnato ogni giorno. Sono sempre stato il ragazzo più piccolo e ho sempre dovuto dimostrare che sarei riuscito a giocare con i grandi. Questo è stato un dono, mi ha dato la capacità di perseverare sempre, che mi proviene proprio dall’essere nato prematuro.”

Sua mamma stava avendo delle complicazioni, tanto che i medici chiesero a sua nonna se avesse voluto salvare la figlia o il bambino. Ovviamente la nonna rispose di salvare la figlia, ma suo padre, sopraggiunto, chiese che venissero salvati entrambi, e così Owens sopravvisse, affacciandosi alla nuova vita dopo una nascita difficile. Racconta delle sue foto nell’incubatrice, di come suo padre gli teneva la testa nel palmo della mano e di come lui con le sue piccole gambe non arrivasse a superare la metà dell’avambraccio del papà. Racconta di come dopo il Liceo avesse raggiunto solo 1 metro e 70cm di altezza e di come fosse sempre il più piccolo della classe. Racconta di una vita difficile che gli ha insegnato a perseguire gli obiettivi e non mollare mai. “Ho lottato fin dal giorno in cui sono nato e questo è stato proprio il modo in cui dovevo vivere la mia vita, tutto quanto ho sofferto e superato negli anni, per poter arrivare ad oggi, a questo momento”: the Most Outstanding Player of the Canadian Champions League.

Owens era un ragazzino che praticava ogni tipo di sport, fino a quando non ricevette una lettera dall’Università del Nebraska e da quel momento entrò nel football. Iniziò a credere nel sogno, ma presto si accorse che non era facile e non era scontato riuscire. Così ha dovuto dimostrare ancora. All’Università delle Hawaii fu messo da parte, entrò allora nell’Arena League, perché gli pagavano vitto e alloggio, ma non ebbe successo anzi, il club fallì. Provò in un altro campionato (UFL), ma non riscosse interesse alcuno. Quella fu la prima volta in cui quasi abbandonò il football, la seconda volta fu quando dopo il suo primo anno alla CFL a Montreal, guadagnava 400$ alla settimana e doveva mantenere una moglie e tre figli. Quelli sono stati tempi difficili e sebbene il suo ginocchio fosse sano, pensò di smettere ancora. A casa, alle Hawaii, avrebbe guadagnato di più, ma qualcosa dentro di lui lo spinse a proseguire, aveva fatto tanto fino a quel momento. Sua moglie aveva ancora fiducia in lui e nel 2010 è andato a Toronto e ha trovato la “sua falcata”. Quest’anno lo hanno messo a ricevere e ha dominato il campionato, raggiungendo obiettivi prima impensabili e battendo perfino dei record.

Secondo il suo allenatore Mike O’Shea “Egli ha quella capacità di rendere migliori i suoi compagni di squadra non solo lavorando con loro, ma capendo la loro personalità e i loro desideri. E’ forte, veloce, scattante e resistente, ha i piedi migliori che abbiamo visto, ottimi piedi, ma soprattutto non dà le cose per scontate, troppe volte gli è stato detto che non sarebbe riuscito a fare qualcosa. Continua a voler superare se stesso anche ora, a lottare per i suoi obiettivi”. “Quello che dico sempre alle mie figlie” prosegue Owens “non mollare mai, mai scoraggiarsi. Guarda quello che ha fatto papà “. Si ritiene molto fortunato, perché la vita gli ha insegnato ad essere forte prima nel carattere e poi anche fisicamente, ed è felice. “È una storia che racconterei a tutti”.

Quando ho letto questa intervista, rilasciata al Vancouver Sun , ho pensato di raccontarla, non tanto perché la storia di un successo fa sempre bene alla fiducia nel futuro, ma soprattutto perché sono davvero convinta che i nostri piccolissimi abbiano qualcosa in più degli altri. Da subito devono lottare per sopravvivere. Questa lezione, a volte molto dura o troppo forte, li accompagna, come dice lo stesso Owens, per tutta la vita, rafforzandone la perseveranza nel superare se stessi fino al raggiungimento degli obiettivi più alti.

La sera della sua premiazione, sua madre ha consegnato una lettera alla sua squadra, gli Argonauti di Toronto, che Owens ha letto dopo aver ritirato il premio. Voleva dirgli che era fiera di suo figlio, dell’uomo che è diventato, da bambino così piccolo e fragile che era. Tre giorni dopo, il 25 novembre, ha portato la sua squadra alla vittoria del campionato 2012. Vorrei augurare a tutti i genitori di bambini prematuri di poter scrivere una lettera simile un giorno. Io sono sicura che lo farò.

 

 

 

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