Lo scorso 29 Ottobre per il passaggio dell’uragano Sandy sulla città di New York è venuta a mancare la corrente nella zona sud di Manhattan. L’ospedale universitario NYU Langone Medical Center ha avuto l’allagamento degli scantinati con conseguente interruzione del generatore di emergenza.
L’infermiera Margot Condon racconta ad Anderson Cooper della CNN come ha trasferito un neonato prematuro a sole 8 ore dalla sua nascita con l’aiuto del team della TIN presso un altro ospedale della zona e a seguire tutti i restanti 19 bambini in condizioni critiche.
Il piccolo neonato era sotto ventilazione respiratoria il che significa che non era in grado di respirare da solo senza l’ausilio del ventilatore meccanico. L’interruzione dell’elettricità ne ha imposto il trasferimento immediato perché anche se il ventilatore aveva le batterie di emergenza, la loro durata sarebbe stata troppo limitata. Bisognava portare il neonato giù dalle scale al buio per 9 piani senza interrompere la ventilazione, effettuata manualmente, quindi un intero staff di 6 persone doveva scendere lentamente insieme al bambino tenuto in braccio dall’infermiera Margot come in una processione e bisognava controllare costantemente i suoi parametri vitali tramite un monitor portatile. Le scale erano illuminate solo con la luce delle torce e una guardia di sicurezza le camminava davanti tenendo la bombola dell’ossigeno
“Tenere il bambino vicino, un passo alla volta, mantenere i tubicini delle flebo al proprio posto, continuare a camminare, qualcuno guarda i monitor, come va il bambino, sei totalmente concentrato” questi i pensieri di Margot in quei momenti. “E’ stata una cosa meravigliosa” continua entusiasta del coinvolgimento e dell’impegno di tutti tra medici, ausiliari e gli studenti in medicina accorsi subito per supportare l’ospedale in questa emergenza. Lei personalmente ha fatto quest’ operazione due volte quella notte trasferendo due bambini, ma in tutto sono stati 20 i piccoli ricoverati nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale ad essere salvati.
Questa storia rimarca ancora una volta l’importanza del ruolo delle infermiere della Terapia Intensiva che molto spesso nel loro lavoro oltre ad occuparsi degli aspetti clinici del prematuro, se ne prendono cura con un affetto e dedizione tali da essere chiamate eroi.