Nel 2011 diminuiscono negli Stati Uniti le nascite di prematuri per il quinto anno consecutivo, secondo quanto comunicato lo scorso 3 ottobre dal National Center of Health and Statistics americano, in un rapporto preliminare sui dati dei nati vivi nel Paese.
Nel 2006, dopo un ventennio di costante incremento, gli Stati Uniti avevano registrato un picco di nascite pretermine sul totale dei neonati pari al 12,8%. Questo dato nel 2011 è sceso al 11,72%, con un decremento per tutte le maggiori etnie presenti nel Paese, anche per quelle che generalmente hanno un tasso medio più alto: dal 2006 il decremento è stato del 8-9% per i non ispanici e del 5% per questi ultimi. Questo trend è stato registrato in 47 Stati, per i restanti 3 Stati non si sono notate variazioni di rilievo (v. mappa delle nascite pretermine per Stato). Anche se il dato del 2011 è il più basso da un decennio ad oggi, rimane comunque superiore al tasso degli anni ’80 e inizio degli anni’90.
Si conta quindi, che al 2006 allo scorso anno ci siano state circa 64.000 nascite in meno di prematuri, una tendenza che si conferma ormai da 5 anni. Questo significa un maggior numero di neonati in salute e un possibile risparmio di circa 3 miliardi di dollari tra spese in salute e costi economici per la società, secondo quanto stima March of Dimes, la maggiore organizzazione americana impegnata nella raccolta fondi per i prematuri. E’ un segnale forte e in controtendenza rispetto al trend internazionale che vede in crescita le nascite pretermine, oggi 15 milioni nel mondo.
Nonostante questi continui progressi, l’11,72% dello scorso anno ha fatto registrare 460.000 nascite premature negli Stati Uniti, un numero ancora lontano dall’obiettivo del 9,6% di tasso di incidenza fissato per il 2020 da March of Dimes.